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MILANO. MANDANTE OMICIDIO ASSOLTO PER NON AVER COMMESSO IL FATTO

Milano. Mandante omicidio assolto per non aver commesso il fatto.

Il nostro assistito viene colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di essere stato mandante di un omicidio commesso a Milano nell’ambito della guerra di camorra tra la Nuova Famiglia e la NCO di Raffaele Cutolo.

La vittima, che in passato aveva militato nella NCO e che nel corso della guerra con la NF si era resa autrice di vari fatti di sangue, da anni viveva a Milano dove si era inserita nel settore degli stupefacenti.

Secondo la ricostruzione accusatoria, basata sulle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, l’omicidio era stato deciso nell’ambito di uno scambio di favori tra vari i capi di vari clan camorristici napoletani ed stato eseguito grazie all’intervento di alcuni soggetti, anch’essi napoletani, che si erano da anni trasferiti a Milano e militavano nella criminalità organizzata del capoluogo lombardo.

I vari collaboratori di giustizia avevano riferito che il nostro assistito, nell’ambito di trattative finalizzate al raggiungimento della pace con i capi di altro clan camorristico, aveva chiesto che fosse effettuato l’omicidio dell’ex cutoliano in modo da chiudere definitivamente i conti con il passato; l’omicidio era stato pertanto eseguito da napoletani trapiantati a Milano a seguito della richiesta del nostro assistito.

Nel corso del lungo dibattimento celebrato innanzi alla Corte di Assise di Milano siamo riusciti a dimostrare che uno dei collaboratori di giustizia che accusava il nostro assistito era affetto da patologie mentali conseguenti all’abuso di sostanze stupefacenti, un altro collaboratore era inattendibile intrinsecamente in quanto, dopo l’inizio del percorso collaborativo, aveva ripreso a commettere gravi reati ed altri tre collaboratori nutrivano tutti, per diverse ragioni, astio e rancore nei confronti del nostro assistito.

Abbiamo altresì dimostrato che vi erano una serie di moventi alternativi che potevano aver causato l’omicidio.

La Corte di Assise di Milano condivideva le nostre argomentazioni ed assolveva l’imputato per non aver commesso il fatto.

Il verdetto assolutorio veniva confermato dalla Corte di Assise di Appello di Milano, a seguito dell’appello proposto dal PM.

La vicenda processuale si concludeva innanzi alla Suprema Corte di Cassazione che rigettava il ricorso proposto dal PM avverso la sentenza assolutoria.

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