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MANDANTE DI OMICIDIO CAMORRISTICO: ASSOLTO IN CORTE DI ASSISE DI APPELLO

Accusato di essere stato il mandante di un omicidio di stampo camorristico: assolto per non aver commesso il fatto dalla Corte di Assise di Appello.

Il nostro assistito, ritenuto il capo di un noto clan camorristico, veniva raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di aver svolto il ruolo di mandante/istigatore di un triplice omicidio, materialmente commesso da soggetti appartenenti ad altro clan camorristico.

Nello specifico l’accusa era quella di aver chiesto ai capi di un altro cartello camorristico di eseguire l’omicidio di tre soggetti (nei confronti dei quali il nostro assistito nutriva profondo odio per ragioni riconducibili ad una vecchia faida di camorra) i quali si erano rifugiati nel territorio da loro controllato.

Il quadro probatorio era rappresentato dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia i quali avevano riferito che il triplice omicidio era stato commesso a seguito di specifica e ripetuta richiesta avanzata dal nostro assistito.

All’esito del dibattimento di primo grado l’imputato veniva condannato alla pena dell’ergastolo.

Proponevamo appello ed evidenziavamo che dagli atti processuali risultava anche l’esistenza di altro movente che poteva giustificare l’omicidio; infatti le vittime appartenevano, a loro volta, ad una fazione camorristica storicamente in conflitto con il cartello di appartenenza di coloro che avevano materialmente eseguito il delitto.

Evidenziavamo altresì che le accuse rivolte al nostro assistito dai collaboratori di giustizia, ancorchè apparentemente convergenti, in realtà, ad un attento esame, non erano in grado di riscontrarsi vicendevolmente in quanto discordanti su alcuni particolari significativi nella descrizione dell’omicidio: in particolare uno dei collaboratori di giustizia aveva riferito di aver sparato alle vittime utilizzando una pistola che non era risultata compatibile con i proiettili rinvenuti in sede di autopsia dei cadaveri.

La Corte di Assise di Appello, all’esito di una lunga camera di consiglio, ha condiviso le nostre argomentazioni ed ha pertanto assolto per non aver commesso il fatto il nostro assistito.

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